Il programma MBSR originalmente strutturato da Jon Kabat-Zinn è certamente una “porta” contemporanea e laica per accedere alle benefiche trasformazioni che la consapevolezza incarnata può portare. La sua compiuta presentazione si può trovare nel libro “Full Catastrophe Living: how to cope with stress, pain and illness using mindfulness meditation” di Jon Kabat-Zinn (1990), edito in Italia con il titolo di “Vivere momento per momento”, che segna la diffusione a livello internazionale del “concetto” di mindfulness e la sua entrata nel campo della psicologia clinica in cui comunque non va limitato, poiché la ridurrebbe a strumento di cura, il che certamente è non però in quanto psicoterapia ma insegnamento di una modalità di vivere, una modalità di vedere, come si è detto.
Nel 1991, Kabat-Zinn fu invitato come relatore alla terza Mind and Life Conference, che ebbe luogo a Dharamsala, in India, alla presenza di S.S. il Dalai Lama. Lo scopo degli incontri (che ancora oggi proseguono con frequenza annuale) è quello di mettere a confronto eminenti rappresentanti del sapere, in particolare quello scientifico occidentale, con maestri buddhisti per valutare comunanze di interessi e convergenze di riscontri.
Un compendio di quei giorni è stato in seguito pubblicato con il suggestivo titolo di “Le emozioni che fanno guarire” di D. Goleman (1997), per segnalare un ulteriore distanziamento del luogo comune che, in modo grossolanamente errato, attribuiva la pace interiore dei monaci e dei praticanti di quella tradizione ad una sorta di anestesia emotiva, mentre è invece conseguente ad un contatto gentilmente disciplinato con le emozioni, positive o negative che siano. Ed in coerenza con la tradizione da cui deriva, la pratica della mindfulness come viene insegnata nel programma MBSR (o eventualmente in altri contesti) insegna a collocarsi in una via di mezzo tra insensibilità e turbolenza emotiva, tra “rigidità e caos” nei termini Siegel (2007).